“Il Signore degli Anelli”, l’arrivo in Italia

Vi proponiamo un testo tratto dalla relazione tenuta da Sara Caramanico al recente Tolkien Reading Day di Bucchianico. La giovane autrice si è dedicata prevalentemente alla ricostruzione della storia dell’arrivo delle opere di Tolkien in Italia, traendone una sintesi che completa le informazioni bio-bibliografiche sul Professore.


Il Signore degli Anelli in Italia: la storia, le edizioni, la ricezione

In Italia su John Ronald Reuel Tolkien, soprattutto negli ultimi venticinque anni, si è scritto e detto molto. Studiosi, giornalisti, esperti e appassionati hanno esaminato le opere tolkieniane, e in particolar modo Il Signore degli Anelli, in modo accurato e approfondito, analizzando gli aspetti linguistici, tematici, culturali, religiosi.

Ma qual è stata l’accoglienza in Italia del capolavoro tolkieniano? E soprattutto quali sono state le principali edizioni e quali storie si celano dietro la loro pubblicazione?

Grazie alle ricerche compiute dallo studioso ed esperto Oronzo Cilli e riportate nel volume Tolkien e l’Italia, sappiamo che per ben due volte la Mondadori fu sul punto di aggiudicarsi la pubblicazione del SdA. Nel 1954, all’indomani dell’uscita di The Fellowship of the Ring e The Two Towers ad opera della Allen & Unwin, la principale casa editrice italiana aveva degli stretti rapporti di collaborazione con l’editore inglese. Si trattava per lo più di un passaggio di testi e autori e, proprio in virtù di questi scambi, fu proposto alla Mondadori di pubblicare il primo volume della trilogia. L’editore milanese, però, dopo aver esaminato l’opera e fatto redigere dei pareri di lettura, si tirò indietro, giustificando la propria scelta con una serie di motivi. Innanzitutto si trattava di un romanzo troppo lungo che, seppur diviso in tre volumi, non si reputava adatto al pubblico italiano, allora affamato di storie ancorate alla realtà. A questo primo rifiuto ne seguì un altro otto anni dopo, nel 1962, quando due intellettuali quali Elio Vittorini e Vittorio Sereni (che lavoravano nella Mondadori) si opposero alla pubblicazione, non riconoscendo pienamente il valore dell’opera e giudicandola priva di riferimenti alla realtà.

I tempi dunque si prolungarono e dovettero passare cinque anni fino a che il romanzo potesse vedere la luce in Italia. È il 1967: un editore romano, Mario Ubaldini della Astrolabio-Ubaldini, si aggiudica i diritti della pubblicazione e a novembre nelle librerie italiane compare la prima edizione della Compagnia dell’Anello, in hardcover con sovraccoperta. La traduzione venne affidata alla giovanissima Vicky Alliata di Villafranca (allora quindicenne) che tradusse di notte ricevendo un compenso di 800 lire a cartella. Di quell’edizione (oggi rarissima) vennero vendute solamente 400 copie perché il pubblico di riferimento della Astrolabio (abituato a testi di sociologia, psicologia e filosofia) non era pronto ad accogliere un’opera come quella tolkieniana.

Così, tre anni dopo, nella storia editoriale del SdA si inserì il marchio fondato a Milano da Edilio Rusconi. Fu il suo direttore editoriale, Alfredo Cattabiani, su forte esortazione dei suoi collaboratori Quirino Principe e Elémire Zolla, a pubblicare per la prima volta in Italia l’opera in volume unico. L’edizione Rusconi, uscita nell’ottobre del 1970, passò sotto gli occhi e le mani di diversi collaboratori: Elémire Zolla ne scrisse l’introduzione, Quirino Principe riscrisse le appendici, si occupò di diversi aspetti della traduzione e disegnò la Mappa della Terra di Mezzo, Lorenzo Fenoglio curò l’editing e Piero Crida realizzò l’immagine di copertina. Quell’edizione, rilegata con sovraccoperta, ottenne un successo inaspettato ma allo stesso tempo tanto agognato e, oltre ad essere seguita da tre immediate ristampe, portò alla pubblicazione di altre edizioni del SdA e delle altre opere di Tolkien. Sotto il marchio Rusconi fino al 1999 sono state pubblicate 10 edizioni del Signore degli Anelli, di cui 7 in volume unico e 3 in trilogia. Degne di nota sono le cosiddette edizioni “in pelle marrone” (1970) e “in pelle verde” (1984 e 1997), molto rare e preziose sia per il tipo di carta utilizzata e per la rilegatura in pelle sia perché ne furono stampate poche copie, attualmente disponibili a cifre elevate.

Dopo lo smembramento della Rusconi, i titoli tolkieniani sono passati a partire dal nuovo millennio alla concittadina Bompiani che, come tutti sanno, ne detiene ancora i diritti, pur essendo passata dal marchio RCS al gruppo Giunti. Nei primi tre anni la Bompiani ha messo in commercio delle edizioni non particolarmente innovative o memorabili. La svolta c’è stata a partire dal 2003 sotto la direzione editoriale di Elisabetta Sgarbi e con la digitalizzazione del testo, che ha portato a qualche modifica nella traduzione grazie al lavoro della Società Tolkieniana Italiana. Attualmente le edizioni Bompiani sul SdA sono 15, di cui 10 in volume unico e 5 in trilogia. Altri editori italiani nel corso degli ultimi cinquant’anni si sono affacciati sulla storia del capolavoro tolkieniano: si tratta di Euroclub, De Agostini, Club degli Editori, Edizione Club, Mondolibri e RCS Quotidiani che in totale hanno pubblicato 9 edizioni.

Ma a questo punto sorge una domanda: come sono stati recepiti Tolkien, la sua opera e la sua mitologia nel nostro paese? Per dare una risposta occorre prima spiegare il contesto storico, politico e culturale dell’Italia degli anni ’70 e ’80. Un contesto basato sulla netta contrapposizione politico-ideologica tra la destra e la sinistra, contrapposizione che permeava anche la sfera culturale. Ebbene, in base a questo principio e a questo clima si sono creati fin da subito due giudizi diversi: da un lato la destra e l’estrema destra hanno trovato nel romanzo degli elementi che sentivano affini alla propria visione del mondo (mito del sangue nobile, esaltazione del passato e di un mondo pre-industrializzato, società non democratica) e progressivamente se ne sono appropriate, stravolgendone molto spesso il significato (come nel caso dei Campi Hobbit). Dall’altro lato la cultura egemone, basata sui dogmi del marxismo, e la sinistra hanno dapprima rifiutato il testo giudicandolo non conforme ai canoni da loro seguiti e professati; in una seconda fase hanno invece scagliato sul Signore degli Anelli tutta una serie di critiche e accuse che non hanno interessato tanto lo stile del romanzo, quanto piuttosto i suoi contenuti. Tolkien è stato infatti accusato di essere un razzista, un anarchico, un fascista e di aver messo in cattiva luce Stalin e l’Unione Sovietica paragonandolo a Sauron e a Mordor.

Questo clima di rigida contrapposizione fra i due sistemi di pensiero ha cominciato lentamente a dissolversi in prossimità di due eventi: il centenario della nascita di Tolkien (1992), con la fondazione della Società Tolkieniana Italiana, e l’uscita dei film di Peter Jackson (2002-2004). I critici e la stampa, in molti casi, hanno rivisto le loro posizioni originarie cercando di sdoganare la lettura e l’interpretazione del testo da qualsiasi giudizio di tipo politico e ideologico.

Oggi il romanzo in Italia ha assunto le dimensioni di un best seller e ha inaugurato anche nel nostro paese un vero e proprio culto tolkieniano, insieme a tutte le altre opere dello scrittore inglese, che vengono lette da un numero sempre più crescente ed eterogeneo di persone.