Pearl, la storia dietro a un’opera
Torniamo brevemente su Sir Gawain e il Cavaliere Verde con Perla e Sir Orfeo, con una parentesi dedicata da Giuseppe Scattolini al secondo poema del terzetto. L’episodio qui raccontato testimonia una volta di più come un episodio fortuito può rivelare particolari notevoli sul Professore e sul frutto delle sue attività letterarie.
Introduzione
Cari amici Cavalieri e Tolkieniani Italiani,
oggi ci tengo a presentarvi un testo che mi è capitato in mano per caso, il “Pearl” curato da Gordon, e che Tolkien studiò approfonditamente. Mi è capitato di acquistarlo in un’asta assieme ad altri testi di Tolkien: non potete capire la mia gioia e la mia sorpresa quando l’ho ricevuto e ho visto che era una prima edizione!
Io non sono purtroppo né un vero collezionista né un vero studioso di Tolkien: faccio un po’ tutte e due le cose per passione, perché mi piace tenere dei libri in casa, avere edizioni diverse delle sue opere, e naturalmente anche leggerle e cercare di capirle. Non sono però né l’uno né l’altro: non ho il tempo da dedicare al collezionismo come sarebbe richiesto (comprare e vendere libri tenendo contatti con altri collezionisti), né ho in realtà quella passione, non del tutto. Inoltre, non mi sento uno studioso, perché seppure mi piace studiare e approfondire, amo farlo a modo mio e senza curarmi della “direzione” (imposta?) degli studi tolkieniani, soprattutto quelli esteri. Preferisco un sano e non pregiudiziale contatto col testo, leggendo qualche libro di critica ogni tanto, e soprattutto confrontandomi con gli appassionati come me: perché se leggo Tolkien è perché lo amo.
Penso dunque, e spero, che condividere questa mia scoperta inattesa possa far scoprire questo lato della persona di Tolkien e della sua vita di studioso a coloro che, in parte come anche me, non lo conoscono o lo conoscono poco: è un mio desiderio, più volte espresso, che il Professore venga mano a mano compreso interamente, non solo tramite Il Signore degli Anelli o la Terra di Mezzo, ma anche per via della sua vita, dei suoi studi e delle sue altre opere non legate al legendarium, di cui tanto Frodo quanto Beren fanno parte.
Tolkien, il Pearl e le edizioni del poema
“Pearl” (“Perla”) è il titolo di un’opera scritta in Medio Inglese nel verso allitterativo dell’epoca. Il suo autore è contemporaneo del più famoso Chaucer, autore dei Racconti di Canterbury, e ci collochiamo quindi nel XIV secolo inglese. L’altra grande opera per cui l’anonimo del Pearl è noto è il “Sir Gawain and the Green Knight” (“Sir Gawain e il Cavaliere Verde”).
Tolkien conobbe quest’opera per la prima volta durante i suoi studi alla King Edward’s School, e fece parte anche del curriculum di Leeds dove Tolkien insegnò, e stessa cosa ad Oxford.
Fu proprio negli anni di Leeds che Tolkien collaborò con E.V. Gordon per pubblicare nel 1925 l’edizione critica del Sir Gawain and the Green Knight. Gordon poi, mentre Tolkien si trasferì ad Oxford, proseguì da solo il suo lavoro sul Pearl, e non lo completò fino al 1937.
Fu allora che si rimise in contatto con Tolkien al fine di avere un suo aiuto per migliorare il lavoro. Il testo che venne fuori dalla revisione era troppo lungo per la pubblicazione, e c’era bisogno di fare dei tagli. Tolkien in parte si oppose, e Gordon scrisse a Sisam, l’editore, che ci sarebbe voluto del tempo prima che si fosse riusciti a fare quanto richiesto.
Fu allora che, il 19 luglio del 1938, Gordon morì. Tolkien prese su di sé tutti gli impegni accademici del suo defunto amico, tra cui la curatela del Pearl. Tuttavia, il Pearl stesso rimase congelato: come sappiamo, Tolkien all’epoca lavorava a Lo Hobbit e a Il Signore degli Anelli, aveva i suoi problemi familiari, perenni problemi economici, figli in guerra (era nel frattempo scoppiata la Seconda Guerra Mondiale) e non ultimo un pollaio cui badare. Così, il lavoro non riprese fino alla metà del 1947, in cui la vedova Gordon, Ida, prese in mano le redini dell’edizione critica mettendosi al lavoro lei stessa, e pungolando Tolkien per giungere a completarla. Collaborando assieme all’editore Kenneth Sisam, in vista anche dei tagli richiesti, si giunse alla pubblicazione del testo nel 1953. Tolkien rifiutò di mettere il suo nome di co-curatore dell’opera assieme a E.V. Gordon in onore del ricordo del suo carissimo amico e collega, ma sappiamo che suo è il lavoro di revisione del testo critico e di parte dell’introduzione, soprattutto quella dedicata all’interpretazione dell’opera secondo allegorie e simbolismi.
Dopo la morte di Tolkien stesso nel 1973, suo figlio Christopher si dedicò alla pubblicazione della traduzione di Tolkien stesso in inglese corrente del Pearl, assieme al Sir Gawain e al Sir Orfeo. Secondo Scull e Hammond tale traduzione di Tolkien del Pearl risale al 1925-26, ma la pubblicazione postuma di Christopher è del 1975 (prima del Silmarillion del 1977). Qui il terzogenito di Tolkien ci restituisce queste tre traduzioni di Tolkien di testi per lui preziosissimi, mettendo come introduzioni del Sir Gawain e del Pearl le parole di Tolkien stesso (per il Pearl le parole sono quelle dell’introduzione dell’edizione critica del ’53), scrivendo lui invece due parole per il Sir Orfeo.
Conclusioni
Ciò che mi ha sorpreso di più quando ho letto per la prima volta di queste cose nel volume di Scull e Hammond è che Tolkien non volle mettere il suo nome accanto a quello del defunto suo amico Gordon, affinché solo a lui e al suo ricordo fosse attribuito ogni merito.
Io non nascondo mai come e quanto ami Tolkien come persona. Mi viene detto che così si rischia di farne un santino, senz’ombre e senza peccato, ed è vero, ma ciò non cambia il dato di fatto che un uomo normale, coi suoi difetti e le sue piccolezze, possa essere ammirato per certi suoi tratti. Perché se è vero che tentò di ruffianarsi l’editore Collins e si fece mandar via dalla Allen&Unwin per lo stesso motivo, pubblicare Il Silmarillion e Il Signore degli Anelli insieme (e possiamo capire quanto pazzo editorialmente questo sia, per quanto non del tutto privo di senso da un punto di vista testuale), ci sono invece degli autentici momenti in cui si vede quanto grande fosse la sua persona. Quando ad esempio aiutava gli studenti invitandoli a casa propria e perdendo del tempo prezioso per loro; quando scriveva le storie per i suoi figli e si dedicava con loro ai giochi, come documentato da Oronzo Cilli e le sue ricerche sui trenini; oppure quando scriveva, cercando di rispondere sempre a tutti coloro che cercavano il suo consiglio e i suoi chiarimenti; od infine il suo amore di padre per i figli e la moglie, e di amico per i suoi amici.
La cosa davvero bella è che i valori che Tolkien ci trasmette nelle opere sono gli stessi che lui cercava di vivere nella sua vita: ecco perché disse che col Signore degli Anelli aveva aperto il suo cuore. Lo aveva fatto davvero.
Dunque, in conclusione, penso che questo testo in Italia edito da Mediterranee, Sir Gawain e il Cavaliere Verde con Perla e Sir Orfeo, non possa mancare nelle biblioteche di nessun tolkieniano: posso assicurarvi che vi stupirete perché, citando quel che dice Tolkien a proposito del Pearl, “il tema dottrinale è non separabile dalla forma letteraria del poema e dall’occasione che l’ha originato”.
Bibliografia
J.R.R. Tolkien, Sir Gawain and the Green Knight, London, Harper Collins, 2006; tr. it. a cura di Sebastiano Fusco, Sir Gawain e il Cavaliere Verde, Roma, Mediterranee, 2009.
J.R.R. Tolkien, The Letters of J.R.R. Tolkien, London, Harper Collins, 2006; tr. it. a cura di Lorenzo Gammarelli, Lettere 1914/1973, Milano, Bompiani, 2018.
E.V. Gordon (edited by), Pearl, London, Oxford University Press, 1953.
Christina Scull & Wayne G. Hammond, The J.R.R. Tolkien Companion and Guide, Reader’s Guide Part II, London, Harper Collins Publishers, 2017.
Oronzo Cilli, Tolkien, I treni e due scoperte: Meccano e Hornby, da https://tolkieniano.blogspot.com/2017/11/tolkien-i-treni-e-due-scoperte-meccano.html.
Humphrey Carpenter, J.R.R. Tolkien. A Biography, tr. it. a cura di Franca Malagò e Paolo Pugni rivista da Andrea Monda, J.R.R. Tolkien. La biografia, Torino, Lindau, 2009.